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QUALE POLITICA (pubblicato su Il Volantino)

Non meraviglia affatto l’energica e legittima presa di posizione del Consigliere Armando Ciardo nell’ultima seduta consiliare. Non è altro che l’ennesima punta dell’iceberg affiorato, all’indomani dell’insediamento di questa Amministrazione, per “scientifica” volontà di chi ne aveva la responsabilità apicale.

Chi si propose a Primo Cittadino lo faceva sulle ceneri della precedente consiliatura ed in tempi celeri per l’imminente scadenza elettorale. Buon senso consigliava di accantonare i personalismi e di trovare una sintesi collettiva nel segno di una Città che aveva vitale necessità di accelerazione sul fronte socio-economico e della solidità politica. Si andò nella direzione opposta, addirittura con la triplicazione della stessa area di centrosinistra (tanto da far desistere chi scrive da un impegno diretto).

Chi l’ha spuntata aveva la mission di ricucire saldamente il tessuto socio-politico, di entusiasmare i corpi intermedi della comunità in un dialogo e condivisione serrata, di formare una classe dirigente all’altezza, di cambiare metodo di governo ed obiettivi di sviluppo economico e di promozione identitaria della Città.

Ed invece -come ben rimarcato dal Consigliere Ciardo- “ha voluto scientemente rompere con tutte quelle risorse umane, associative ed istituzionali che ci avevano consentito direttamente ed indirettamente di vincere le elezioni e con cui si erano prefissati degli obiettivi e dei metodi di lavoro e di crescita, portandoci altresì ad un inopportuno isolamento politico che abbiamo pagato con le recenti provinciali”.

Dallo iato con la base elettorale e comunitaria alla frantumazione consiliare il passo poi diventa breve, specie se le espressioni democratiche della proposizione e della differente opinione vengono bollate -come lamentato dal Consigliere- quali “peccato di lesa maestà e dissenso fuori dal coro”.

Come si spiega questa perfomance? Dal punto di vista psicanalitico, verrebbe da pensare ad una forma di sindrome rancorosa del beneficato immeritevole. Dal punto di vista politico, sembra trovarsi di fronte alla solita egocentrica convinzione del depositario del bene assoluto nell’eremo di palazzo e mero orpello il prossimo, quando non occorra per propri fini. Una pratica da harakiri che purtroppo riverbera i suoi nefasti e duraturi effetti sulla collettività.

Quindi, cosa fare? “Questa di oggi non è una resa, ma un riscatto che devo prima alla mia città e poi alla mia coscienza”, ha concluso con fermezza il Consigliere Ciardo. Ci vorrebbe un nugolo di volenterosi e passionari che pazientemente tessano e a lungo la tela di una entità politica solidale ed operosa. Ma vai a convincerli (scrivente compreso) di questi tempi…

 

 

Pubblicata il 09 maggio 2022
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