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Il resoconto di due anni intensi in Provincia

Voglio iniziare con l’aspra battaglia condotta affianco ai lavoratori di Alba Service, azienda che sarebbe morta e sepolta se non avessimo mantenuto alta l’attenzione e protestato vivacemente contro i reiterati tentativi di affossarla, dai lavori di competenza delle maestranze di Alba Service -financo la manutenzione del verde dell'atrio di Palazzo Celestini!- affidati sistematicamente a ditte esterne in barba allo Statuto, alla farsa dell’istanza di fallimento. Dal buco milionario in bilancio, che vede alla partita creditoria di Alba Service nei confronti della Provincia non corrispondere uguale partita debitoria nel bilancio di quest’ultima, ai bilanci 2014 e 2015 della società partecipata ancora al palo. Per finire con le gravissime accuse di un operaio all’indirizzo del Consigliere Martella nel corso di una Commissione ed alla presenza delle Forze dell’Ordine. Episodio che fa seguito a quanto già accaduto negli ultimi Consigli con operai che -pur non in modo così plateale- hanno riferito di essere stati impiegati per faccende private da soggetti istituzionali. Eppure di soluzioni ne abbiamo prospettate in questi due anni, dalla costituzione di una multiutility, con azzeramento delle altre inutili partecipate come il carrozzone della Celestini e la Nuova Salento Energia, al piano di rilancio aziendale. E siamo ampiamente soddisfatti che, proprio allo spirare dello scorso anno, grazie all’intervento provvidenziale del Presidente Emiliano, il personale di Alba Service sia stato ammesso alla cassa integrazione in deroga, con l’unica condizione dell’impegno di Gabellone a conferire almeno un milione e mezzo di commesse nel 2017. Chi la dura la vince, insomma!
Per non tralasciare Palazzo Comi e la sciagurata decisione del Presidente Gabellone di ipotecare per i prossimi 30 anni il futuro del prestigioso immobile, affidandone la gestione a privati senza alcuna garanzia di tutela del patrimonio librario. Ci siamo sempre chiesti come mai Gabellone, nonostante gli strali degli enti preposti alla tutela dei beni culturali (MIBACT, Soprintendenza, ecc.), l’ostilità di un intero territorio, il recente passaggio in capo alla Regione della funzione in materia di valorizzazione dei beni culturali e in materia di biblioteche e musei, il deficitario stato economico della provincia, persista nel folle disegno?
Come scordare la lunga contesa per istituire le Commissioni Consiliari, l’organismo per antonomasia di filtro e di confronto che consente a ogni Consigliere di istruire per tempo ogni tematica ed evitare, come accaduto reiteratamente, che nei Consigli le proposte di delibera pervengano all’ultimo istante senza alcuna istruttoria. Commissioni che, finalmente istituite, hanno poi registrato sistematicamente l’assenza dei consiglieri di maggioranza, tanto da portare alla modifica del regolamento con la previsione che in seconda convocazione esse lavorino pur con soli tre consiglieri.
Non abbiamo affatto condiviso il modo di amministrare di Gabellone che ha viaggiato in perfetta solitudine. Quando invece la nuova fattispecie di Provincia è un ente snello, sotto l’egida di un Presidente che dovrebbe coordinare più che comandare e di un Consiglio che compatto dovrebbe indirizzare e soprattutto traghettare i Comuni verso la nuova realtà di ente territoriale.
Cosi come non abbiamo condiviso che Gabellone abbia mantenuto per circa 250.000 annui staff presidenziale, dirigente esterno e personale in comando proveniente da altri enti. Se è nera, è nera per tutti, abbiamo sempre detto. Se si aggiungono, alle sue dirette dipendenze, oltre al corpo di polizia provinciale e all’ufficio legale, il segretario generale e il direttore generale ne viene fuori che, pur trovandoci di fronte a un ente provincia enormemente ridimensionato, il Presidente gode di uno staff, fra collaboratori, dipendenti e personale esterno, da far invidia anche al presidente Obama! 
E’ mancata un’opera di contenimento dei costi e di razionalizzazionedelle risorse materiali ed immateriali.
Neppure la concentrazione degli uffici provinciali in un’unica sede ha tentato, in modo da conseguire un notevole risparmio dei costi di gestione, come avrebbe fatto un buon padre di famiglia.
Sono stati conferiti ripetutamente a professionisti esterni numerosi incarichi legali, pur avendo in organico ben sei avvocati.
Per non parlare dell’immenso e rilevante patrimonio immobiliare lasciato allo sbando e non valorizzato, che tanto avrebbe potuto dare in termini di promozione ed occupazione. Da Parco Torcito a Villa Luisa, dal Velodromo degli Ulivi all’ex Liceo Musicale Tito Schipa per finire  all’ex Colonia Scarciglia, simbolo dell’innato spirito di ospitalità che ha sempre albergato nel popolo salentino, sol che si pensi al suo impiego di centro di accoglienza dei profughi provenienti dai campi di concentramento negli anni ‘43/46. Un immobile che, per la sua posizione e per il suo fascino, potrebbe essere un volano di rilancio del turismo sostenibile per tutto il Capo di Leuca. Invece si ritrova a essere un ammasso di lamiere arrugginite incastonato nella punta Meliso nel più classico dei casi “all’italiana”, figlia di una miope burocrazia e di una mancanza di amor proprio.
Né abbiamo compreso perché Gabellone si sia impuntato nel voler continuare a tutti i costi a mantenere la propria competenza sui beni culturali, quali la Biblioteca Bernardini e Comi ed il Museo Castromediano. Nonostante il Consiglio Regionale abbia approvato la legge di riordino delle competenze provinciali che riserva alla Regione le funzioni in materia di valorizzazione dei beni culturali ed in materia di Biblioteche, Musei e Pinacoteche con il relativo personale, salvo poi esercitarle anche mediante forme di avvalimento o di convenzione per il tramite delle stesse Province.  Eppure Gabellone si è sempre lamentato della carenza di risorse. Quando poi un Ente superiore, in questo caso la Regione Puglia, si prodiga per attenuare tali difficoltà, Gabellone si accorge di avere la forza economica per avocare a sè compiti e gestione in materia culturale. E per questo si è messo a ingaggiare un contenzioso con Regione e Governo, poco edificante e costruttivo dal punto di vista del buon rapporto che si dovrebbe mantenere con tali istituzioni,  che lo ha visto per di giunta soccombere in prima battuta.
E poi la questione ambientale con lo scenario inqualificabile di strade e rotatorie provinciali, anche in termini di sicurezza nella circolazione.  Il Presidente Gabellone dovrebbe spiegare ai salentini come mai i tributi provinciali (R.C.A., I.P.T. e percentuale sulla T.A.R.I. di competenza della Provincia) siano stati portati alla massima percentuale consentita dalla legge, quando lo stato di decoro e sicurezza di strade e rotatorie è sempre più desolante. Dovrebbe spiegare anche come siano stati impiegati i 6.500.000 di euro incassati dagli autovelox nel solo 2015 e come intenda utilizzare le somme, ancora più consistenti, che sono confluite nel bilancio dello scorso anno per la stessa causale. Non dovrebbe dimenticare che si tratta di denari per legge destinati al miglioramento della viabilità e tutela ambientale.
E poi la Fondazione ICO. Grazie all’intervento della Regione, tutti i musicisti e professori dell’Orchestra, licenziati dalla Fondazione, sono stati riassunti ed è stata garantita la stagione sinfonica di una certa caratura nello scorso anno. Di contro l’Amministrazione provinciale è riuscita a perdere ben due contributi F.U.S. del Ministero e dall’altra non è stata capace di programmare alcuna attività dell’Orchestra, presupposto indispensabile per l’erogazione di fondi dal Teatro Pubblico Pugliese. Un’Amministrazione che è stata fatta oggetto di reiterate segnalazioni alle autorità competenti per l’anomala gestione della stagione Lirica dello scorso anno e per gli emolumenti che i consiglieri di amministrazione hanno continuato a percepire. 
Capitolo scuole, sia in termini infrastrutturali con cantieri fermi o neppure partiti nonostante i finanziamenti concessi da Regione e Governo di cui si rischia la revoca, che di forniture e servizi con l’annuale scandalo dei riscaldamenti.
Nel settore contenzioso abbiamo voluto eliminare, e in parte ci siamo riusciti, la cattiva prassi di pagare spese per precetti e pignoramenti in tesoreria a causa del ritardo con cui si adempie alle sentenze, pur avendo 120 giorni a disposizione per onorare il debito. 
Ma ciò che mi piace ricordare è l’insistenza con cui abbiamo voluto l’istituzione della Stazione Unica Appaltante della Provincia che si occupa della gestione delle gare d’appalto per la realizzazione di lavori, la prestazione di servizi e l’acquisizione di forniture oltre una certa soglia. E sono stato doppiamente soddisfatto, come Consigliere provinciale, perché mi sono più volte espresso per la rapida istituzione e regolamentazione della S.U.A., strenuamente convinto che essa risponda non solo all’assolvimento di una delle funzioni, per me la più rilevante, attribuite dalla Legge Delrio all’ente provinciale, ma soprattutto alle vitali esigenze di assistenza tecnico-amministrativa e di coordinamento delle amministrazioni comunali, sempre più alle prese con la carenza di personale dedicato e costantemente aggiornato nel delicato settore degli appalti. Come Consigliere comunale, per aver convinto il Consiglio di Tricase ad abbandonare altri percorsi di aggregazione intercomunale e ad aderire, come primo Comune, alla Stazione Unica Appaltante della Provincia. A cui si stanno aggiungendo altri Comuni,man mano. Sono certo che la struttura, sotto l’egida del Direttore Generale Gianni Refolo, lavorerà alacremente nell’interesse di tutti i Comuni aderenti, forte di una consolidata esperienza e professionalità ed imprimendo efficienza, trasparenza ed economicità nei procedimenti di appalto.  Così come sono convinto che questo strumento centralizzato ed aggregatore profonderà maggiore affidamento negli addetti ai lavori ma anche nei cittadini che su bandi e gare ne sentono quotidianamente di cotte e di crude.
Concludo.
La consapevolezza della poco agevole praticabilità del doppio incarico consiliare, aggravata dalla permanenza di un Presidente che proseguirà in quel modo accentratore e poco partecipativo di amministrare e che fa perdere a lungo andare l’entusiasmo, la scadenza del mio mandato amministrativo a Tricase nel prossimo mese di maggio e la constatazione del legittimo desiderio di altri amministratori della mia parte politica di fare questa esperienza mi hanno condotto con tutta serenità a passare la mano.
Mi sento di fare al Presidente che rimane, ai colleghi che come me lasciano e ai nuovi che giungeranno, al Direttore Generale, al Segretario, a tutto il personale e in particolare al valente collaboratore del mio gruppo Antonio un forte in bocca al lupo.         

 

 

Pubblicata il 10 gennaio 2017
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