Ecco il suo intervento su "Il Volantino" di questa settimana:
AL SERVIZIO DELLA POLITICA
Non mi hanno affatto stupito le dichiarazioni del Sindaco nello scorso numero del Volantino. Ormai ho imparato sulla mia pelle il suo stile.
Da una parte a tranquillizzare tutto e tutti, sdrammatizzando accadimenti gravi -sempre colpa degli altri- e pontificando il suo pur minimo movimento corporeo, con quella arte mistificatoria che pochi hanno.
Dall’altra a considerare il prossimo o con lui o contro di lui, ed in tale ultimo caso a denigrarlo e sminuirlo in ogni modo.
A me ha lasciato l’alternativa: o deficiente o in malafede, perché ho preso le distanze dal suo modo di pensare e di agire.
Se chiedere e lavorare per un confronto continuo, un dialogo serrato, anche con le minoranze nelle commissioni; per l’osservanza del diritto e dei regolamenti; per il rispetto delle prerogative, dignità e ruolo del consigliere; per un operato amministrativo concreto finalizzato veramente a realizzare il programma elettorale; per decisioni sempre condivise con la base; per una trasparenza e partecipazione massima; significa essere in malafede allora non me la prendo.
Se rimproverare al Sindaco in camera caritatis e a fin di bene le tante magre figure rimediate con una azione di governo confusa, approssimativa, fratturata dal consiglio ed egocentrica, se stimolare all’abbandono di cattive prassi per cambiare radicalmente come ci è chiesto dalla gente, se chiedere a Coppola più presenza in Comune e più ascolto significa essere disonesto allora lo sono con piacere.
Se proporre misure per contenere la tassazione e razionalizzare le spese; se rivolgere maggiore attenzione alle attività commerciali e imprenditoriali in genere; se tratteggiare una Città più pulita, più servita, più vivibile, più occupata significa nascondere chissà cosa allora confesso il peccato.
E confesso anche di aver fatto sì una sciocchezza, come dice il Sindaco, ma quella di aver creduto in lui, di aver ingoiato rospi interi per questi tre anni piuttosto -come ora- di condurre una azione all’insegna del bene comune e dell’interesse del cittadino.
Difficile che faccia altre sciocchezze, ora che mi sono liberato da quella cappa di obbedienza cieca e quasi mi sento più risollevato e più stimolato a servire la politica. “Politica non è un mestiere, è un servizio; ma nel senso di servire, non di servirsi o circondarsi di servi”, ci ricorda Marco Travaglio.
Infine, una esortazione. Non si danni Coppola a inquadrarmi politicamente fuori e dentro il Consiglio, a chiedere la mia testa di capogruppo, a volermi eliminare dalle commissioni -per quello che lavorano, poi-, a fare la pulce al nome della lista cui appartengo, a dare addosso all’untore per intenderci. Pensi piuttosto a ben governare il paese in quest’ultimo scorcio di mandato e non al suo particulare…
Da questa parte non pretenda che ci sia ancora “un senza se e senza ma”, ma non ci sarà neppure un muro a prescindere.